mn8.jpg (39327 byte) Le due colline sopra Isoverde celano interessanti grotte che gli speleologi ben conoscono. Nella foto la fiabesca apertura di una voragine che scende verticalmente per una ventina di metri. Da avvicinarsi con la massima prudenza. Continuando la via dell'acquedotto Galliera sotto un torrentello si accede alla grotta "13". Verso Cravasco la più interessante è la grotta "12" con uno sviluppo cunicolare notevole. Dopo essersi trascinati come serpenti in budelli larghi talvolta appena 40 cm si arriva alla sala del trono, costituito da stalagmiti e stalattiti fuse tra loro. L'apertura della grotta è ora abarrata da un cancello. Più avanti sulla roccia che costeggia la strada troviamo l'abisso di Lindebruk che  scende giù verticalmente per quasi cento metri sotto una cascata.
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Ecco il punto sulla strada che porta a Cravasco dove si nasconde l'apertura dell'abisso di Lindebruk che scende per quasi cento metri.  Nelle foto seguenti ulteriori dettagli. La forma vaginale degli ingressi delle grotte ha fatto di essi un simbolismo femminile impresso dai primordi nella mente umana. Non a caso le apparizioni delle dee e delle fate dei pagani e delle madonne tra i cristiani   avviene, con l'immaginazione, proprio negli anfratti.

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Nella foto sopra l'apertura della grotta "12", quella che ha lo sviluppo più interessante (occorrono diverse ore per visitarla tutta e presenta alcune difficoltà da superarsi con l'uso della corda ed una adeguata attrezzatura. Solo l'ultima sala, detta del trono, ha una architettura calcarea degna di nota ) . Nella foto accanto uno speleologo indica l'ingresso della "13"a cui si accede immergendosi in un torrentello che , nascosto dalla boscaglia. lambisce la roccia (solo un'apnea di una decina di secondi e poi ci si ritrova oltre la parete di roccia. Lo sviluppo è di dimensioni modeste e non presenta difficoltà se non il passaggio iniziale. Tutte le grotte devono essere visitate insieme a speleologi di esperienza (del CAI o dell'ISSEL)