L'ARTE DI GREGORIO FIORAVANTI   

 

 

Siamo andati a trovare Gregorio Fioravanti nel  suo studio, uno stimato artista e professore d'arte che per lungo tempo ha vissuto in Val Polcevera. Abbiamo fotografato alcuni dei suoi tantissimi lavori "dal vivo" come erano appoggiati alle pareti tra pennelli e tubetti di colore.

 

Gregorio. Fioravanti, in arte Denis è nato a Ferrara il 16/09/1953. Ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Brera, docente di Discipline Pittoriche dal 1979 al Liceo Artistico di Genova "Paul Klee" . Ha risieduto per molto tempo in val Polcevera ed esposto i suoi lavori in varie gallerie tra Genova e Ferrara.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RICERCA DI GREGORIO FIORAVANTI

 

Lo sviluppo della ricerca artistica va di pari passo con quello personale, mosso dal bisogno di far chiarezza in se stessi, di dare una direzione alle proprie idee, e nel contempo di far affiorare quella ricchezza sepolta nell'inconscio di cui l'artista è vocato a trasmettere ad altri.

Non siamo soli ma viviamo con gli altri che ci offrono stimoli e motivi di riflessione. Ed è così che l'artista se da una parte guarda alla società con tutte le sue storture ne cerca al contempo i valori genuini con cui cerca di dialogare anche attraverso i suoi quadri. Ma questa comunicazione  non avviene tramite  concetti verbali bensì attraverso le immagini, scavate in sè, che dall'oscurità tornano alla luce, dalla materia allo spirito.

  Nel quadri di Fioravanti le forme cercano di sublimarsi, danzando con il loro cromatismo. Con esse affiorano le emozioni e i sentimenti che il colore ben identifica. Se si guardano con attenzione trapela in diverse spoglie l'archetipo della ricerca della luce, che quella fisica è solo parvenza di quella interiore. Essa si situa oltre quella della ragione, nella stessa esigenza biologica di assorbirne la forza. Ed è così che quel concerto armonico di forme ramificate che si avvolgono in se stesse come una realtà fisica protendono verso una sorgente luminosa e ne sono testimoni.

Kandinsky nel suo libro "Lo spirituale nell'arte" scriveva che è una ragione mistica a pervadere l'artista. Ovviamente per spirituale e per mistico non si intende quanto è stato  burocratizzato dalle religioni ma una pulsione terziaria, la fede appunto che trascende ogni credenza (le altre pulsioni terziarie sono il civismo che non si identifica con una legge ma col senso di giustizia, e l'arte per l'appunto, oltre ogni canone e forma temporale) . Kandisky considerava mistica la creatività dell'artista intento a esprimere la propria personalità, la propria testimonianza dell'epoca che sta vivendo e soprattutto,  quegli universali senza tempo presenti nell'umanità e nella natura.

Per questo motivo l'arte e l'artista meritano quel particolare rispetto dovuto a chi non passa come un'ombra nell'esistenza, nella superficie sensoriale della simpatia e dell'antipatia, del mi piace e non mi piace che travolge i più e su cui fanno leva gli imbrogli della demagogia e del consumismo. Oltre la riduzione dell'arte alla mera fruizione di sensazioni estetiche o della riproduzione, oltre i compiacimenti edonistici l'artista autentico è una rarità e questa rarità cerca in se stesso. Ci si dirà che per avere un consenso e sfruttando il proprio nome e l'ideologia molti artisti hanno tradito l'arte e loro stessi, che hanno prodotto in serie, ed è vero, per questo bisogna essere "critici" e non consumare tutto quanto ci viene dato in pasto, che quanto è osannato e gode di simpatia e potere nel pollaio umano può essere invece un mero guscio vuoto. Meglio, molto meglio di questa finta arte l'artigianato autentico, umile quanto elevato nel portare consapevolmente  antiche tradizioni!

Certamente l'arte è un assoluto e come tale non può trovare una spiegazione definitiva, allo stesso modo ogni singola opera non può essere vivisezionata e descritta compiutamente. Non è tanto una spiegazione razionale a permetterci di capirla quanto il sentito, ossia quanto proviamo in noi stessi non solo emotivamente, ma nello spazio interiore, sempre che lo abbiamo coltivato, solo così entriamo  in empatia con essa che in questo modo ci rivela il suo perché. Se in un'artista non fosse ben presente l'esigenza di esprimersi nel senso mistico dato da Kandinsky, vuoi con la pittura, con la scultura o con la musica l'opera sarebbe una mera riproduzione o artificio, svuotata del suo contenuto. E allora è in questa pulsione interiore che si trova la linfa che dà valore ed autenticità all'espressione artistica, quella che non manca nei lavori di Gregorio Fioravanti.

 

 Nazzareno Venturi