Massacro della
Benedicta
Proseguendo i piani
di praglia verso Voltaggio si arriva ai martiri della Benedicta.
Ricordiamo insieme cosa era successo.
(a cura del Sito
dell'Anfim,
Associazione nazionale famiglie italiane martiri caduti per la libertà
della patria) A.N.F.I.M. via Montecatini 8, 00186 Roma tel: 0039 6 6783114
http://www.anfim.it/wai/benedicta.htm
)
Alla Benedicta, antico convento in rovina trasformato in cascinale,
situato sul Bric dell'Arpesella, a sud-ovest del Tobbio (Appennino
Ligure-piemontese), durante la Guerra di liberazione era stata posta
l'intendenza della 3° Brigata d'assalto Garibaldi "Liguria".
La località, alla quale si saliva da Voltaggio (Alessandria), era
divenuta meta di molti giovani delle vallate viciniori che, per sfuggire
ai bandi repubblichini di chiamata alle armi, andavano a ingrossare due
diverse unità partigiane: alla Brigata Autonoma
"Alessandria", comandata dal capitano dei granatieri Gian
Carlo Odino (Italo), affluivano per lo più giovani di Voltaggio, del
Novese, della valle Lemme e della valle Scrivia; mentre alla
"Liguria", comandata dal capitano degli alpini Edmondo Tosi,
andavano quelli dell'Ovadese, della valle Stura, della val d'Orba e del
Genovesato.
Per quanto forti complessivamente di circa mille uomini, le due
formazioni non costituivano per i tedeschi un pericolo immediato poiché
i loro effettivi, scarsamente armati, erano suddivisi in molti
distaccamenti, dispersi su un territorio vasto e assai accessibile; ma
avrebbero potuto diventare pericolose, per l'importanza delle posizioni
occupate, nel caso di un paventato sbarco degli Alleati sulle coste
liguri. Nella primavera del 1944 i tedeschi perciò decisero, nel quadro
dell'offensiva antipartigiana che investì tutta l'Italia
settentrionale, un rastrellamento mirante a distruggere tutte le
formazioni attestate intorno alla Benedicta.
Il rastrellamento.
L'operazione (alla quale si calcola che abbiano partecipato non meno di
cinquemila uomini, per la maggior parte tedeschi, appoggiati da
autoblindo, carri armati e pezzi di artiglieria da 149 mmillimetri, e da
un aereo "Cicogna", che guidava le colonne in marcia) ebbe
inizio all'alba del 6/4/1944. Circondata tutta la zona tra la val Stura,
la val Scrivia, la val Polcevera, e chiuse le rotabili poste ai margini
di quel settore montano, tre colonne provenienti rispettivamente da
sud-ovest (Piani di Praglia), da nord (Voltaggio) e da nord-ovest (Lerma),
puntarono verso il centro del territorio occupato dalle bande
partigiane.
Sotto l'urto della colonna proveniente da Voltaggio, i distaccamenti
della Brigata Autonoma ripiegarono verso l'interno dell'altipiano, in
direzione del cascinale della Benedicta, lasciando alla retroguardia un
gruppo di trenta uomini guidati da Giuseppe Merlo, con il compito di
distruggere i documenti del Comando e di occultare il materiale non
trasportabilie. La seconda colonna tedesca, dopo aver infranto
l'accanita resistenza del 1° Distaccamento della Brigata Garibaldi.
esclusivamente composto di partigiani russi e attestato sopra i Piani di
Praglia, si diresse rapidamente verso il villaggio Capanne dl Marcarolo,
dove si trovavano gli altri distaccamenti della "Liguria",
formati da un esiguo numero di ex militari bene armati e da molti
giovani volontari del tutto inesperti. Sotto l'improvviso attacco alcuni
distaccamenti si dispersero, mentre altri si frazionarono in piccoli
gruppi nel tentativo di sfuggire all'accerchiamento e altri ancora (il 2°,
il 4°, il 5° e un distaccamento gappista) opposero una coraggiosa
resistenza nelle zone di Monte Colma e Monte Tugello, sulle falde del
Tobbio, ai laghi della Lavagnina e soprattutto a Passo Mezzano,
infliggendo al nemico sensibili perdite.
Il grosso della Brigata Autonoma, che all'altezza della cresta montana
fra il Roverno e il Tobbio era stato fermato dal nutrito fuoco nemico,
si era intanto frazionato in due gruppi: quello di testa, più numeroso
e guidato dal capitano Odino, era riuscito a passare, mentre il secondo
era rimasto al di qua della cresta. A quest'ultimo gruppo si univa
Giuseppe Merlo con i pochi uomini della retroguardia, mentre un altro
distaccamento, guidato da lsidoro Maria Pestarino, raggiungeva oltre il
passo gli uomini di Odino.
A rendere più tragica la situazione dei partigiani sopraggiunse la
terza colonna tedesca che, partita da Lerma, fu vista salire lungo la
strada della Lavagnina. I comandanti dei gruppi ordinarono di affrettare
la marcia verso la Benedicta ed effettivamente la pattuglia di testa
raggiunse la sede dell'intendenza, mentre altri, udendo sparare dalle
Capanne di Marcarolo, ritennero più conveniente deviare verso il
Gorzente, per rifugiarsi in una grotta situata in prossimità di quel
torrente. Mentre il piccolo gruppo degli autonomi, giunto alla cascina
della Benedicta, vi venne immediatamente catturato dai tedeschi, gli
altri (una quarantina) si nascosero nella grotta e ne minarono
l'accesso. Nel pomeriggio, scoperti in quel loro rifugio, fecero
brillare le mine per ostruirne l'ingresso, ma i nazisti li costrinsero
ugualmente ad uscire, catturandoli quasi tutti. Condotti alla sede
dell'intendenza, vennero rinchiusi con gli altri prigionieri nella
cappella dell'antico convento. Catturati quasi tutti gli appartenenti
alla Brigata Autonoma, durante la notte i tedeschi continuarono ad
inseguire i superstiti della Garibaldi.
La rappresaglia
All'alba dell'indomani (era il Venerdì Santo) ebbe inizio la
rappresaglia: settantacinque prigionieri, per la maggior parte ragazzi
non ancora ventenni, vennero condotti nel cortile del convento, privati
di ogni effetto personale che servisse a identificarli, quindi, a gruppi
di cinque, spinti lungo il sentiero che porta al Gorzente e ivi
fucilati.
Il rastrellamento della zona continuò il 7 e l'8 aprile, con altre
vittime. Nello stesso tempo, diversi gruppi di partigiani riuscirono ad
insinuarsi attraverso il blocco nemico: alcuni, portandosi sulla sponda
destra dello Scrivia, in direzione della val Borbera; altri, al comando
di Fillak, dirigendosi verso Pian Castagna; altri ancora, in direzione
di Novi e di Serravalle. Ma numerosi caddero ugualmente in mano al
nemico e alcuni di questi furono immediatamente fucilati.
Trenta partigiani, raccolti dal tenente Casalini sul monte Orditano e
sorpresi dai tedeschi nei pressi di passo Mezzano, il 6 aprile si
batterono valorosamente fino all'ultimo: quattordici di essi caddero nei
combattimento. Il tenente Casalini, che tenne un contegno fierissimo,
venne fucilato a Voltaggio dove, a due riprese, altri sedici partigiani
subirono la stessa sorte. Altri quaranta, sorpresi tra Rossiglione e
Campoligure, furono tradotti a Masone: tredici di essi vennero fucilati
a Villa Bagnara.
Il massiccio concentramento partigiano del Tobbio era praticamente
dissolto. Mentre venivano inflitte indiscriminate rappresaglie a tutta
la popolazione della zona, il Comando tedesco che dirigeva le operazioni
fece sapere che sarebbe stata usata clemenza nei confronti dei giovani
di leva che si fossero presentati spontaneamente alle autorità
germaniche. Nell'atmosfera di confusione e di panico seguita alle
notizie dei massacri già avvenuti alla Benedicta e nelle località
vicine, molti furono coloro che cedettero all'ingannevole lusinga,
presentandosi ai Comandi tedeschi. A conclusione dell'operazione, circa
trecento giovani, tra partigiani catturati durante il rastrellamento e
ragazzi presentatisi spontaneamente, furono concentrati a Novi Ligure e
fatti partire, tra i 10 e il 12 aprile, alla volta dei campi di
deportazione tedeschi, da cui centoquarantanove non sarebbero più
ritornati.
Il contributo di sangue pagato da tutte le località della zona può
essere espresso dai piccoli comuni di Ceranesi e Voltaggio, che ebbero
rispettivamente trentasette e trentatre morti tra i giovani deportati.
Altri diciannove membri delle due brigate partigiane, tra i quali il
capitano Odino, Walter Ulanovski ed Isidoro Maria Pestarino, vennero
condotti alla Casa dello studente a Genova. Dopo essere stati torturati,
furono fucilati il 19 maggio al Colle del Turchino, insieme a una
quarantina di altri detenuti politici genovesi.
Il bilancio della strage
lI 16/4/1944 il quotidiano genovese Il Secolo XIX°, pubblicò in
seconda pagina il seguente comunicato: "Operazioni contro banditi
in provincia di Genova: duecento morti e quattrocento prigionieri. Da
qualche tempo gruppi di banditi si aggiravano nel territorio montano ai
confini delle province di Alessandria e dl Genova. Per eliminarli è
stata ordinata un'operazione alla quale, insieme a reparti dell'esercito
e della polizia germanica, hanno partecipato reparti di un reggimento
bersaglieri e quattro compagnie della G.N.R. di Alessandria e di Genova.
Oltre duecento banditi sono stati uccisi e circa quattrocento catturati.
Tra i morti sono alcuni capibanda". Il numero dei caduti in
combattimento e fucilati fu in realtà di centosettantacinque, ma a
questi vanno aggiuni i centoquarantanove morti in deportazione.
Varco Guareschi, uno dei giovani deportati, nel momento di partire per
la Germania, donde non sarebbe più tornato, alla stazione di Novi
Ligure ebbe un colloquio con i genitori. Le sue ultime parole furono:
"Abbiamo fatto tutto il nostro dovere, il nostro onore è
completamente salvo. Se volessimo potremmo anche cantare; ora facciano
di noi quello che vogliono. Del resto i tedeschi stessi non hanno
nascosto di avere più stima di noi che dei fascisti".
L'eccidio della Benedicta fu tra i più dolorosi, ma le formazioni
partigiane, quantunque duramente provate, risorsero ben presto più
agguerrite e nessuno dei gruppi superstiti abbandonò la lotta. Anzi, si
può dire che da quel momento ebbe inizio la vera guerra partigiana in
Liguria. Azione di resistenza fu anche quella che, nel segno della
solidarietà, venne immediatamente intrapresa e condotta per alcuni mesi
da patrioti dell'alta val Polcevera, capeggiati da Enrico Ghiglione dei
C.L.N. di Pontedecimo e da Antonio Gavino, per recuperare e identificare
le salme dei caduti e dei fucilati. Questa azione costò altro sangue:
tra i fucilati nella rappresaglia di Campomorone, alcuni (tra cui il
commissario prefettizio Antonio Gavino, Benedetto Cambiaso e Massone)
erano stati imputati appunto di questo reato.
Elenco dei novantasette patrioti fucilati alla Benedicta o nei pressi
della stessa il 7/4/1944 (a fianco del nomi è indicata la località di
origine di ciascun caduto): Alice Agostino Antonio (Gavi), Allegro Luigi
(Serravalle), Badalocco Luigi Adamo (Gavi), Badino Giuseppe (Mignanego),
Bagnasco Benedetto (Voltaggio), Bagnasco Sergio, Baracchi Elio (Sampierdarena),
Barbieri Giulio (Novi Ligure), Barbieri Tullio (S. Quirico), Barissone
Natale (Arquata Scrivia), Benasso Pierino (Genova), Berti Francesco
Angelo, Bianchini Ferruccio (Gavi), Biava Angelo (Sardigliano), Bisio
Luigi (Tassarolo), Bonelli Arturo, Briata Giuseppe (Lerma), Briccola
Maria (Parodi Ligure), Briccola Pio (Gavi), Buffarello Alfonso (Tassarolo),
Calcagno Adriano, Cambiaso Agostino (Sampierdarena), Cambiaso Pietro (Campomorone),
Camera Pio (Ovada). Canepa Rocco Renato (Ovada), Carrea Cesare (Gavi),
Carrea Ferdinando (Gavi), Carrea Rino (Serravalle), Carretta Rinaldo (Sardigliano),
Cartasegna Emanuele (Parodi Ligure), Casarino Armando (Sampierdarena),
Cassano Carlo (Gavi), Cassano Giacomo (Gavi), Castelli Filippo (Mazara
del Vallo), Chiappella Albino (Serravalle Scrivia), Chiesa Mirco (Albenga),
Cipollina Aldo (Gavi), Conte Giovanni (Capanne di Marcarolo), Cosso
Paolo (Serravalle Scrivia), Cremonte Carlo (Serravalle Scrivia),
Fasciolo Antonio (Capriata D'Orba), Ferrari Francesco (S. Cristoforo),
Ferreri Armando (Badalucco), Fossati Aldo (Gavi), Gastaldi Giovanni
(Parodi Ligure), Gemme Aldo (Gavi), Gemme Andrea (Tassarolo), Ghiglione
Giuseppe (Pontedecimo), Ghio Emilio (Bosio), Ghio Giacomo (Bosio), Ghio
Mario (Bosio), Ghio Mattia (Bosio), Grosso Enrico (Serravalle Scrivia),
Grosso Luigi (Bosio), Grosso Pietro (Serravalle Scrivia), Icardi Enzo (Serravalle
Scrivia), Marini Ilio, Martinetti Luigi (Sampierdarena), Massa Giacomo (Gavi),
Massa Giuseppe (Gavi), Mazzarella Amedeo, Mazzarello Andrea (Francavilla),
Mazzarello Elio (Serravalle Scrivia), Merlo Enrico (Bosio), Merlo Luigi
(Bosio), Merlo Renato (Bosio), Minetti Pietro (Novi Ligure), Molinari
Emilio (Bosio), Montaldo Ambrogio, Montecucco Enrico (Serravalle Scrivia),
Montobbio Lorenzo (Capriata d'Orba), Odino Luigi (Carrosio), Palmieri
Virginio (Pontedecimo), Paravidino Antonio (Roccagrimalda), Pasino
Pietro (Torino), Pastorino Romeo (Ovada), Pestarino Biagio (Capriata
d'Orba), Piccini Ferruccio (Lerma), Podestà Stefano (Novi Ligure),
Ponte Giacomo (Arquata Scrivia), Ponte Giovanni (Bosio), Pontigia
Giuseppe (Serravalle Scrivia), Porcile Giovanni (Sant'Olcese), Prati
Bruno (Tortona), Profumo Angelo (Pontedecimo), Rainero Angelo (Cassano
Spinola), Rebora Gaetano (Francavilla), Robello Giovanni (Arquata
Scrivia), Sancristoforo Angelo (Serravalle Scrivia), Segaliari Lorenzo (Serravalle
Scrivia), Sobrero Pasquale (Cassano Spinola), Traverso Ernesto Tomaso (Carrosio),.
Traverso Luigi (Gavi), Traverso Luigi (Parodi Ligure), Trussardi Marco (Clusone),
Tulipan Ezio (NoviI Ligure), Verardo Arturo (Pontedecimo).
Quattordici caduti (o fucilati) a Passo Mezzano Il 6/4/1944: Campora
Giovanni (Campomorone), Cavalieri Primo (Campomorone), Delle Piane
Giovanni (Pontedecimo), Delle Piane Serafino (Pontedecimo), Gastaldo
Giuseppe (Tagliolo), Giordano Liliano (Fegino), Giuliani Rizzardo (Sampierdarena),
Grondona Elio (Pontedecimo), Frediani Amerigo (Pontedecimo), Rivera
Giacomo (Pontedecimo). A questi sono da aggiungere quattro salme non
identificate.
Due caduti (o fucilati) alle Piane Galianeto il 6/4/1944: Binci Ettore (Fegino),
una salma non identificata.
Quattro caduti a Piani di Praglia il 6/4/1944: Bonelli Arturo (Genova),
Calcagno Adriano (Pontedecimo), Gallesi Giuseppe (San Quirico), Rissotto
Riccardo (Bolzaneto).
Due caduti in località Roncassi il 7/4/1944: Ballestrazzi Ezio (Sala
Bolognese), Giudici Settimio (Cassima di Reggio Emilia).
Diciannove catturati il 7 e l'8/3/1944, trasferiti alle carceri di
Genova e fucilati il 19 maggio (insieme ad altri, al Colle del
Turchino)(vedi alla voce).
Cinque fucilati a Isoverde l'8/4/1944: Cavenna Agostino (Isoverde),
Gazzo Edoardo (Pontedecimo), Gazzo Giacomo (Pontedecimo), Leone Nicola
(Genova), Pauschin Carlo (Genova).
Tredici fucilati a Villa Bagnara l'8/4/1944: Canepa Giacomo (Borzoli),
Colla Tullio (Pegli), Cuccabita Paolo (Quarto), Fabbri Alvaro (Rivarolo),
Menini Silvio (Sampierdarena), Merlo Aldo (Capriata d'Orba), Montaldo
Ambrogio (Capanne Marcarolo), Morchio Gino (San Quirico), Pastorino
Geronimo (Voltri), Pastorino Vittorio, Penso Domenico (Montese), Sobrero
Giulio (Tagliola), una salma non identificata.
Sedici fucilati a Voltaggio l'8/4/1944 : Alloisi Vincenzo (Gavi),
Bagnasco Sergio (Serravalle Scrivia), Casalini Emilio (Pontedecimo),
Conte G. B. (Sardigliano), Dondero Stefano (Sampierdarena), Ferri
Evandro (Rivarolo), Pedemonte Franco (Gavi), e Repetto Giacomo
(Voltaggio); l'11/4/1944: Agosti Giovanni (Levanto), Crocco Luigi (Crocefieschi),
Farina Clemente (San Clemente), FIrpo Alfredo (Crocefieschi), Gaglioti
Nicola (Grotto), Guasti Giuseppe (Mombaruzzo), Melagro Pierino e Taddei
Guido (Dego).
Tre caduti (o fucilati) il 7/4/1944: ai Laghi del Gorgente: Prassio
Andrea (Sampierdarena); in Località Fuia: Gelsomini Giuseppe (Reggio
Calabria); e l'8/4/1944 a Capanne Superiori un partigiano sovietico non
identificato.
Elenco dei centoquarantanove morti nei campi di deportazione: Agosti
Benito (Lerma), Aiello Salvatore (Genova), Anfosso G.B. (Voltaggio),
Bagnasco Enrico (Voltaggio), Bagnasco Enrico (Gavi), Bagnasco Giuseppe
(Voltaggio), Bellotti Giacomo (Masone), Benasso Giuseppe (Voltaggio),
Benedetti Mario (Genova), Beroldo Giuseppe (Vobbia), Bisio Carlo
(Voltaggio), Bisio Enrico (Voltaggio), Bisio G.B. (Campomorone), Bisio
Silvio (Fraconalto), Bodrato Pierino (Tagliolo Monferrato), Bottaro
Lorenzo (Voltaggio), Bottaro Riccardo (Voltaggio), Bottaro Ugo (Genova),
Brucca Carmelo (Furnira), Bruzzo Luciano (Mignanego), Busallino Cornelio
(Fraconalto), Buzzalino Silvio (Voltaggio), Calabrese Giuseppe (Freina),
Caivelli Rodolfo (Genova), Campora Giovanni (Campomorone), Campora
Severo (Campomorone), Caneva Carlo (Tagliola Monferrato), Cardellino
Fulvio (Pontedecimo), Carrea Giulio (Gavi), Carrosio Cesare (Voltaggio),
Carrosio Mario (Voltaggio), Casella Giorgio (Vobbia), Caserza Angelo (Rossiglone),
Cavo Giovanni (Voltaggio), Cavo Natale (Voitaggio), Cavo Vittorio (Voitaggio),
Cerechino Adelmo (Genova). Compostlnl Aldo (Campomoronej, Condo Ruggero
(Reggio Calabria), Conte Francesco (Ceranesi), Corte Luigi (Ceranesi),
Curletto Angelo (Ceranesi), Daffunchio Angelo (Serravalle Scrivia),
Denegri Luigi (Mornese), Fede Vincenzo (Naro), Ferrari Renato (Genova),
Flamini Luigi (Lecce nei Marsi), Gaggero Valerio (Bolzaneto), Gaggero
Vittorio (Pontedecimo), Gastaldo Francesco (Mornese), Gastaldo Giacomino
(Mornese), Ghio Giovanni (Bosio), Giacobbe Luigi (Boscomarengo),
Guareschi Marco (Genova), Guerrazzi Italo (Bovalino), Guglielmino
Guglielmo (Carrosio), Guglielmino Silvio (Vobbia), Imperiale Silvio (Vobbia),
Leverato Antonio (Tagliola Monferrato), Longhitano Vito (Agira), Macciò
Alfredo (Masone), Macciò Angelo (Masone), Macciò Enrico (Genova),
Marziota Carmelo (Orsomarso), Massone Palmiro (Castelletto d'Orba),
Mazzarello Alfredo (Mornese), Mazzarello Antonio (Mornese), Mazzarello
Giuseppe (Mornese), Mazzarello Lorenzo (Mornese), Mazzarello Stefano (Mornese),
Merlo Adolfo (Parodi Ligure), Minetti G.B. (Rossiglione), Molinari
Roberto (Pontedecimo), Montaldo Albino (Ceranesi), Montaldo Carlo (Ceranesi),
Odicini Giacomo (Lerma), Odino Aldo (Carrosio), Odino Francesco
(Genova), Olivieri Lorenzo (Campoligure), Ottonello Giuseppe (Masone),
Ottonello Tomaso (Masone), Ottonello Vitale (Masone), Parodi Angelo (Ceranesi),
Parodi Edilio (Ceranesi), Parodi Francesco (Ceranesi), Parodi Gerolamo (Ceranesi),
Parodi Giacomo (Ceranesi), Parodi Giacomo (Ceranesi), Parodi Giacomo (Ceranesi),
Parodi Giovanni (Ceranesi), Parodi Guido (Ceranesi), Parodi Luigi (Ceranesi),
Parodi Mario (Ceranesi), Parodi Martino (Ceranesi), Parodi Silvio (Ceranesi),
Pastorino Giovanni (Masone), Pastorino Nicola (Masone), Pastorino
Tommaso (Genova), Pastorino Tommaso (Genova), Pastorino Tommaso (Campoligure),
Patrona Emilio (Masone), Pesce Claudio (Rossiglione), Pesce Renato (Rossiglione),
Pastorino Angelo (Mornese), Pastonino Enrico (Mornese), Piana Giovanni (Campoligure),
Piombo Matteo (Campoligure), Pizzorni Ezio (Rossiglione), Pozzolo Carlo
(Genova), Ratto Luigi (Vobbia), Rebora Nicola (Genova), Repetto Adolfo
(Voltaggio), Repetto Antonio (Rossiglione), Repetto Francesco
(Voltaggio), Repetto Francesco (Ronco Scrivia), Repetto Francesco
(Voltaggio), Repetto Felice (Campomorone), Reperto G.B. (Voltaggio),
Repetto G.B. (Voltaggio), Repetto Giovanni (Genova), Repetto Giovanni
(Voltaggio), Repetto Giuseppe (Voltaggio), Repetto Giuseppe (Voltaggio),
Repetto Giuseppe (Voltaggio), Re-petto Giuseppe (Parodi Ligure), Repetto
Luigi (Voltaggio), Repetto Natale (Voltaggio), Risso Arturo (Genova),
Risso Bruno (Genova), La Rosa Vernero (Belpasso), Rossi Adalgiso, Rossi
Angelo (Ceranesi), Rossi Attilio (Ceranesi), Rossi Eliseo (Ceranesi).
Rossi Emilio (Ceranesi), Rossi Francesco (Ceranesi), Rossi G.B. (Ceranesi),
Rossi G.B. (Ceranesi), Rossi Giacomo (Ceranesi), Rossi Giuseppe (Ceranesi),
Rossi Pietro (Ceranesi), Rossi Tereso (Ceranesi), Rossi Tommaso (Ceranesi),
Savino Leonzio (Voltaggio), Scotto Francesco (Genova Pontedecimo),
Tassistro Giuseppe (Tagliola Monferrato), Torriglia Eugenio (Mornese),
Traverso Nicola (Voltaggio), Tritta Michelangelo (Genova), Verardo
Natale (Pontedecimo). |