Prendiamo spunto dalla leggendaria nascita di Campomorone da un accampamento moresco (campo dei mori). In realtà il termine Campomorone potrebbe anche derivare da "campo dei marroni"(castagne) o moroni (gelsi). E' comunque sicuro che i genovesi ebbero fiorenti commerci e visite dagli arabi  durante il medioevo. Sarebbe più corretto parlare di musulmani, popoli di diversa estrazione dalla Spagna alla Cina, ma poiché l'islam ebbe origine in Arabia nel VI secolo dopo Cristo, nel lessico comune si usa il termine generico di arabi invece di musulmani (da Islam =coloro che si abbandonano a Dio). Errato pure chiamarli seguaci di Allah in quanto "Al-Lah" significa in arabo "il divino", per cui un arabo cristiano dirà che crede in Allah, cioè in Dio.  Oltre l'Arabia troviamo diversi popoli arabofoni (che parlano l'arabo) ma con diverse culture e storie. Li unisce la fede nel Dio Unico che si è rivelato attraverso i profeti dei vari popoli ed il   testo sacro , il Corano, trasmesso da Maometto, in cui viene confermata la Bibbia e la figura di Gesù, come profeta.

Nel medioevo c'erano navi pirata di europei e di mori (i famosi pirati saraceni) che non sono da confondersi con i civilissimi musulmani che guidarono i destini nel medioevo di gran parte dell'Europa, dalla Spagnaalla Sicilia ed alle coste dell'adriatico.In quei secoli bui l'Islam era il punto  di riferimento della civiltà, dalla scienza  alla letteratura come è ampiamente documentato. I pirati saraceni dunque rappresentano un fatto a se stante che non c'entra con l'Islam esattamente come i pirati europei non c'entrano con la cristianità. ( è anche vero però che la pirateria nel medioevo non era straordinaria, Pisa e Genova aumentarono del 200% i loro introiti all'anno grazie anche a questa attività, una volta liberato il tirreno dai saraceni ). Anche per difendersi dai loro attacchi Genova era stata costruita di modo che le vie fossero strette, facilmente difendibili. 

 

 

La valpolcevera ringrazia i collaboratori del sito di dialogo interreligioso " Il Caravanserraglio"

http://www.puntosufi.it

 

 

 

Bastavano pochi soldati per presidiare una via e dalle finestre si poteva gettare  sulla testa degli assalitori tutti gli oggetti contundenti che si trovavano, a cominciare dai vasi di fiori.  Girando nel labirinto dei carruggi  possiamo  farcene un'idea tangibile ed evocatrice. I saraceni sono da identificarsi con le popolazioni del golfo di Aqaba ( nel braccio nord orientale del mar rosso) spesso dedite alla razzia. Essi comunque non assediavano sempre le città via mare, talvolta risalivano fiumi e torrenti accampandosi nelle campagne.  Testimonianze della loro presenza arrivano perfino dalle valli del Piemonte e della Francia.   Probabilmente  i mori hanno risalito il Polcevera dall'attuale Cornigliano per creare degli avamposti nell'altavalle.

Ma lasciamo i saraceni per sentire piuttosto cosa diceva dei genovesi Zuhri ,un geografo musulmano del XII secolo: "queste genti non assomigliano ai romani nell'aspetto. I romani sono, per lo più chiari, mentre costoro sono scuri, hanno capelli ricci e il naso prominente. Ecco perché si dice che discendano dagli arabi" (Siihdar tarihi, Istanbul 1928, 2:80 citato da B.Lewis "i musulmani alla scoperta dell'Europa" Mondadori 1983). In effetti guardando gli antichi ritratti dei nobili genovesi la descrizione corrisponde. Zuhri   ricorda che secondo la memoria popolare i genovesi discendono dalla tribù araba di Ghassan che era locata nella zona di confine arabo-siriano.  Essendosi convertita prima dell'avvento dell'Islam al cristianesimo sarebbe emigrata a Genova. Non è da escludersi che si sia mescolata ai nativi. Certo è che i genovesi e soprattutto i polceveraschi erano ancor prima ostili ai romani, e di romano hanno ben poco. L'estenuante   guerriglia partigiana dei langenses contro le truppe romane sboccò in un trattato di autonomia territoriale.  Forse era invece ben visto il "rinforzo"con altri popoli, e chissà se c'è del vero in questa tradizione! Comunque sia Zhuri elogia i genovesi dicendo che sono nobili come i quraiysh  in Arabia. Prendiamoli come  lusinghieri apprezzamenti , dato che il profeta si imparentò con essi (lui era dei Banu Hashim) sposando diverse donne quraiysh per motivi soprattutto diplomatici . Tra le mogli c'era anche una cristiana che Maometto mai pensò di convertire  in quanto il Corano è categorico: nessuna costrizione in fatto di religione!) 

Genova durante la sua storia secolare di repubblica marinara ebbe fiorenti rapporti commerciali con le genti islamiche soprattutto coi turchi. Ad Istanbul esiste ancor oggi il quartiere dei genovesi e fa bella mostra di sé il torrione che essi edificarono anche  per controllare il traffico marino dall'alto. Ecco come si spiega la ricchezza di terminologia araba nel dialetto genovese ( da mandillo a carega ): vuoi per delle mescolanze interne vuoi per i rapporti commerciali. Nel porto di Genova, di fronte alla dogana, gli scribi genovesi detti "commerciari" stilavano i documenti in arabo e gli scambi monetari venivano fatti anche con i  massamutini , bisanti e i tareni ,ossia con i soldi arabi.

I liguri, per quel che conta ( dato che gli studi sulla genetica abbinati alla linguistica-vedi le ricerche di Luca Cavalli Sforza- hanno dimostrato che ci può essere più differenza col proprio conterraneo vicino di casa piuttosto che con un senegalese ) , hanno un'antica derivazione celtica, infatti, l'antico popolo dei liguri si estendeva in età preromana fino  nel sud pirenaico. Ancor oltre, nella preistoria, troviamo l'origine dei liguri nell'uomo di Grimaldi  di origini africane. Fermiamoci qua poiché si andrebbe a finire fino alle scimmie . Teniamo ancora presente che fin dal Medioevo Genova ha avuto forti presenze, soprattutto di commercianti, provenienti da tutti i punti d'Europa e d'Italia. Una storia di   immigrazioni che le permette di presentarsi al mondo come una città cosmopolita .In tutto questo viaggio di incroci  c'è posto anche per sangue arabo diffusosi  in  modo civile o incivile fosse solo a causa di qualche focoso saraceno.

Purtroppo i manuali di storia   amplificano le vicende conflittuali, le guerre, a discapito di quel meno eclatante tessuto  di collaborazione culturale e commerciale, di  mescolanze biologiche e spirituali dei popoli. Molti per esempio conoscono l'Islam solo in riferimento alle crociate. Ma sia la storia  generale sia  quella locale è ricchissima di episodi che mostrano come le identità collettive , gli usi e costumi, si formano dall'evoluzione dei rapporti con altre culture, attraverso l'intrecciarsi di varie genti. Il bello dell'identità insomma coincide con quello della diversità. Genova, nonostante il pregiudizio di una città chiusa, ne dà un "generoso"esempio ( intanto non costa nulla e si fa bella figura! )

prof. N.V.

 

Per approfondimenti: http://www.puntosufi.it. I siti, anche i più blasonati, non sempre rispondono a un criterio di validità. Oggi in Italia impazzano finti sceicchi e dervisci rotanti casalinghi a pagamento dappertutto, dalle televisioni alle università e perfino, ahimé invitati dalla Chiesa Cattolica in quanto nessuno si prende la briga di verificare le informazioni e pochi hanno la cultura sufficiente per distinguere. La raffazzonata  commissione islamica in Italia, aldilà di qualche valida persona, conferma il caos di base. Non spendiamo palanche per invitare questi guitti e saltimbanchi !

 

La danza del ventre  che per secoli ha caratterizzato le zone islamiche ha una origine più antica. Per saperne di più :Bayatly Kassim  "Il Corpo Svelato" Ananke 1996 (Il significato "e la tecnica della danza nell'Islam con una preziosa appendice sulla danza rituale dei sufi) . Bayatly Kassim  - La Memoria del Corpo Sotto i Cieli dell'Islam", Uubulibri 2001.

 

 


2001-2002 delle confezioni Oliva  leggiamo: LA VALPOLCEVERA E IL MACRAME' (disegno:M.Cuccadu)

 

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Macramé deriva dal termine "makrama" che sta a significare "asciugamano con decorazione ricamata" E' infatti dal mondo arabo, tra il XIV e XV secolo, che giunge a Genova, attraverso gli scambi con l'Oriente, questa arte di annodare a mano, seguendo complicati "arabeschi", l 'ordito sfrangiato di un tessuto di puro lino.Presto questo tipo di merletto, applicato alla biancheria della casa, diventa uno degli elementi qualificati del corredo delle famiglie agiate genovesi e rivierasche, custodito gelosamente nei bauli, esibito in pubblico solo nelle grandi occasioni, citato negli elenchi degli oggetti lasciati in eredità alle nuove generazioni.E prezioso è realmente questo "pizzo" intrecciato a mano, come le reti dei nostri pescatori, seguendo schemi e tecniche tramandate da secoli, che richiedono un lavoro certosino e paziente tale da permetterne soltanto una piccola produzione altamente artigianale. Seguendo quindi queste tracce antiche utilizzando il tessuto di lino ancora prodotto a Lorsica con gli originali telai ottocenteschi della ditta De Martini, intrecciato e annodato a mano dalla signora M.Teresa Dellepiane, la Ditta Oliva vi propone questo affascinante prodotto.

 

 

I genovesi amano la loro terra  e  i suoi scempi sono stati perpetrati sulla loro testa.  Han fatto proprio con spirito ecumenico, a modo loro ma con lo stesso senso, uno splendido detto del saggio profeta Maometto: "il mondo è verde e bello e Dio ha designato te per prendertene cura a suo nome". Lo stesso concetto è stato ripreso dalla chiesa cattolica: "per riscoprirsi custodi del creato"

 

 

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