COSA VUOL DIRE UN ALBERO Intorno ad un albero l'aria è più pura del 50% Un filare di alberi lungo una strada a medio traffico ne dimezza l'inquinamento. Un bosco rinfresca l'ambiente come minimo di 4° centigradi mentre il cemento (l'effetto mattone che si scalda e mantiene il calore) lo alza di altrettanti 4°. Ricorda: ogni casa, ogni strada e macchina in più significa più veleno e più afa. Ogni albero in meno significa meno ossigeno e meno salute.
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L'aria
di Genova negli ultimi tempi è cambiata: ce lo dice una ricerca congiunta
della Provincia di Genova e del Laboratorio di Fisica Sanitaria e
Ambientale dell' Università, ma a quanto pare è cambiata in peggio. Un
risultato che ci dovrebbe stupire se si pensa che molte industrie pesanti
in città hanno chiuso o ridotto la loro attività più inquinante, se ne
è andata la vecchia benzina "super", ed è profondamente
cambiato anche "il parco-macchine". Eppure i risultati delle
ricerche non mentono: nell'aria genovese diminuiscono gli idrocarburi
aromatici ma c'è una quantità maggiore di polveri sottili sospese
nell'atmosfera. Polveri che vengono raggruppate sotto la sigla di PM10, e
sono composte da particelle solide e liquide di dimensione inferiore a 10
micron e cioè un milionesimo di metro. Le apparenze tuttavia non ci
devono ingannare: è proprio la loro dimensione così ridotta a renderle
tanto pericolose per la salute umana, capaci di penetrare facilmente in
tutti gli organi del corpo. Le tre centraline di riferimento per la
campagna di rilevamento, che si trovano in corso Europa, in corso Firenze
e a Quarto, hanno evidenziato un aumento generalizzato delle polveri nel
corso dell'anno. Quella di corso Europa, scelta per la sua localizzazione
"urbana da traffico", ha registrato da gennaio a oggi ben 55
sforamenti della media giornaliera di 50 microgrammi di polveri per metro
cubo d'aria quando la normativa vigente ne prevede un massimo di 35
all'anno. Inoltre, cosa ancor più preoccupante, è assai probabile il
superamento della concentrazione media annua di 40 microgrammi fissata
dalla normativa comunitaria.
"La
ricerca che abbiamo commissionato all'Università - ha quindi commentato
l'assessore provinciale all'ambiente Renata Briano - risponde a un bisogno
di chiarezza e di conoscenza della situazione in atto. Da alcuni anni
ormai la nostra fitta rete di centraline preleva campioni che poi vengono
studiati nel Laboratorio di Fisica. Ci siamo posti l'obiettivo di
analizzare quantità e dimensioni delle polveri ma soprattutto di
indagarne la composizione che, a seconda dei metalli presenti, ci può
rivelare la loro origine e quindi indicarci dove intervenire per
eliminarle a vantaggio della salute pubblica". Queste
ricerche hanno evidenziato che per il 60% le polveri hanno una origine
antropica; le fonti sono prevalentemente il traffico, le combustioni, le
attività industriali. Per la restante parte sono di origine naturale. E'
allo studio l'incidenza dei fattori climatici sulla concentrazione delle
polveri; a seconda dei venti l'atmosfera genovese infatti è appesantita a
rotazione dalla sabbia del Sahara proveniente da sud oppure dalle correnti
del nord che trasportano lo smog che opprime la pianura padana, una delle
aree più inquinate d'Europa, insieme alla Rhur, e dove per questa ragione
l'aspettativa di vita è ridotta di tre anni. Tuttavia è stato scoperto
di recente che persino le navi attraccate in porto sono un fattore di
produzione di polveri, tanto che la Provincia ha aperto con l'Autorità
Portuale un confronto per trovare una soluzione al problema che interessa
tutte le città di mare. Insomma quella delle polveri sottili sembra una
vera e propria invasione, invisibile, inarrestabile e nello stesso tempo
invincibile, dovuta soprattutto a un inquinamento generalizzato su tutti i
territori e su tutti i fronti. Chi si aspettava di poter puntare il dito
solo contro le auto, magari per fermarle una volta per tutte,
probabilmente dovrà ricredersi. "Il traffico incide nella presenza delle polveri per il 21% - ha detto infatti Enrico Daminelli, dirigente del Servizio Aria della Provincia di Genova -, la combustione degli oli per il 10% così come pure per il 10 contribuisce l'aerosol marino, la polvere dal suolo per il 19; mentre c'è un 32% derivato da un aerosol secondario prodotto da composti organici". Insomma difendersi dall'avanzata del grande inquinamento sembra a questo punto quasi una battaglia persa come quella di don Chisciotte coi mulini a vento. In qualche modo a quanto pare bisogna imparare a conviverci. Le ricerche sulle polveri, sugli effetti che hanno per la salute pubblica ma anche per il clima del pianeta, sono cominciate in tempi recenti. Gli studi hanno però già evidenziato che le più pericolose per l'apparato respiratorio sono quelle ancora più piccole, che hanno maggiore probabilità di arrivare fino ai polmoni. Per questo la Comunità Europea ha intenzione di emanare una direttiva che estende la ricerca alle polveri di dimensione 2,5 e addirittura a un micron. "Non è un programma di facile realizzazione - ha detto Paolo Prati, ricercatore del Dipartimento di Fisica - perché le attrezzature tecniche necessarie sono molto costose. Inoltre non è stato finora individuato il processo attraverso il quale le polveri danneggiano l'organismo umano. ".
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